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Questo libro si occupa del non rimosso, del non trasformato, dell'ineffabile, di tracce mute; di come queste aree di esperienza si manifestino nel qui ed ora della relazione analitica. Un libro sulla possibilità di estendere il campo operativo della psicoanalisi al compito di conferire esistenza psichica a quei livelli dell'esperienza che non sono ancora o non sono più pensiero. Una parte significativa della ricerca psicoanalitica contemporanea ha rivolto la sua attenzione alle forme di archiviazione di esperienze, fantasie, procedure, difese, risalenti a un'epoca preverbale dello sviluppo che improntano la vita emotiva dell'adulto. Per lo statuto di questo genere di memorie, sono state date definizioni diverse a seconda dei diversi orientamenti teorici e ambiti di ricerca, con differenti accezioni e sfumature. Si tratta di tracce di memoria o memorie di processi, spesso a connotazione traumatica, che si sono in origine svolte nelle fasi dello sviluppo del soggetto che precedono o prescindono o che interferiscono con la capacità di rappresentazione. Il riferimento è a situazioni cliniche in cui prevale la dissociazione tra gli affetti e una rappresentazione che non c'è mai stata o viene impedita. Siamo nel territorio che si colloca al di qua della rimozione. Integrando questi aspetti con la lezione classica, secondo cui ciò che non ricordiamo è destinato a ripetersi, il paradosso che giunge fino a noi ma che è anche una sfida che siamo chiamati a raccogliere è proprio questo: come dar voce all'indicibile che è destinato a ripetersi nel transfert in attesa di trasformazione?